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Comunicazione non verbale e menzogna

A livello comportamentale la menzogna è un’incongruenza tra il canale verbale e quello delle espressioni non verbali.

A livello comportamentale la menzogna è un’incongruenza tra il canale verbale e quello delle espressioni non verbali.

La comunicazione può infatti svolgersi su tre livelli (la cui armonia è fondamentale per una comunicazione efficace, anche in sede giudiziaria).

La comunicazione verbale indica ciò che si dice (o che si scrive, nel caso di comunicazione scritta): dunque riguarda la scelta delle parole, la costruzione logica delle frasi e l’uso di alcuni termini piuttosto. Poi c’è il livello della comunicazione paraverbale, cioè il modo in cui qualcosa viene detto: ci si riferisce al tono, alla velocità, al timbro, al volume, della voce (nella scrittura possiamo pensare all’uso della punteggiatura, capace di infondere un certo ritmo a quello che si legge). Infine abbiamo la comunicazione o livello non verbale (CNV): tutto quello che si trasmette attraverso la propria postura, i propri movimenti, ma anche attraverso la posizione occupata nello spazio (quale zona di un ambiente si occupa, quale distanza dall’interlocutore, ecc.) e gli aspetti estetici (il modo di vestire o di prendersi cura della propria persona) (nella comunicazione scritta ovviamente questo fattore viene meno, in quanto non viene trasmessa la “fisicità”, in senso ampio, dello scrittore; è però possibile ricondurre altri fattori alla componente non verbale della scrittura: il supporto che ospita il brano scritto, se il brano è scritto a mano o al computer, la calligrafia o il fontutilizzati, ecc.).

Già nel 1971 in un studio sull’importanza dei diversi aspetti della comunicazione nel trasmettere oralmente un messaggio, lo psicologo e docente universitario della UCLA – Università della California Albert Mehrabian formulò il famoso modello del “55, 38, 7”. Cioè, secondo Mehrabian:

• il 55% del messaggio comunicativo è dedotto dal linguaggio non verbale (gesti, mimica facciale, postura);

• il 38% dagli aspetti paraverbali (tono, ritmo, timbro della voce);

• il 7% dal contenuto verbale.

Studi più recenti hanno comunque dimostrato che solo il 35% di tutta la comunicazione umana fa capo alle parole: tutto il resto appartiene al non verbale. 

Dunque viso e corpo hanno un lessico tutto loro che rivela pensieri ed emozioni. Ciò impone ad un ‘oratore’ che voglia comunicare efficacemente di controllare non solo il livello verbale ma anche quello paraverbale e non verbale; e gli consente, studiando in particolare il linguaggio silenzioso della comunicazione non verbale, di avere più elementi per valutare una persona o un uditorio e dunque modulare il comportamento in base a ciò che si riesce a “leggere” nell’interlocutore.

La CNV diventa, quindi, uno strumento operativo per capire l’altro nella sua completezza, nei suoi sentimenti nelle sue aspettative e nel suo modo di relazionarsi con l’ambiente e con gli altri.

Ma la conoscenza della CNV consente, tra l’altro, anche di identificare e scoprire la menzogna nonché di riconoscere le manifestazioni, soprattutto fisiologiche, dell’impostore: risulta infatti fondamentale osservare il comportamento non verbale dell’interlocutore in quanto rappresenta la componente della comunicazione più difficile da controllare e, conseguentemente, in grado di evidenziare quell’incongruenza con il canale verbale.

Chi mente è molto attento a costruire la menzogna nei suoi contenuti verbali. L’impegno cognitivo è notevole: chi mente è molto attento a costruire una storia, a renderla credibile, a memorizzarla per poter essere congruente in momenti successivi. Per questo motivo, tralascia tutta una serie di aspetti legati alla comunicazione non verbale, che possono mostrarci un’incongruenza.

Chi ha una preparazione avanzata nell’analisi del linguaggio del corpo, può raccogliere indizi di falso tramite una serie di segnali, statisticamente associati alla menzogna:

  • segnali di tensione: sono segnali di scarico della tensione emotiva, si manifestano quando la persona sta parlando di un argomento ansiogeno, oppure quando mente. Infatti una persona che mente è molto attiva anche dal punto di vista emotivo, in quanto entra in gioco la paura di essere scoperti e/o il senso di colpa. E questo è manifestato dal linguaggio del corpo: pallore, rossore, dilatazione pupillare, segnali di autocontatto come grattamenti, la copertura della bocca, sono solo alcuni dei segnali di tensione che il corpo lascia trasparire;
  • segnali di asincronia: sono segnali in cui la gestualità segue un ritmo diverso da quello delle parole. Sono segnali di carico cognitivo molto comuni in chi mente. Ad esempio, tendenzialmente quando una persona mente, impiega più tempo a rispondere alle domande, in quanto deve costruire una risposta dal nulla, processo cognitivo più impegnativo dell’accesso alla memoria a lungo termine. Inoltre, gli errori di timing sono indizi di falso quando la gestualità che normalmente accompagna le parole perde il sincrono e va fuori tempo rispetto alle parole;
  • segnali di incongruenza: sono segnali del corpo incongruenti al contenuto verbale espresso dal nostro interlocutore. È possibile identificarle in maniera attendibile solamente con strumenti di osservazione standardizzati come il Facial Action Coding System (FACS). Ad esempio, se una persona afferma “mi dispiace”, ma c’è una contrazione dello zigomatico maggiore (nella tecnica F.A.C.S. Unità d’Azione 12), abbiamo un segnale di incongruenza: le parole affermano dispiacere, ma il volto ha delle contrazioni muscolari associate alla felicità. Se una persona afferma “sono certo che questo metodo funzionerà”, ma contrae il mento e il depressore del labbro (nella tecnica F.A.C.S, Unità d’Azione 15+17), ci sta mostrando un segnale di incongruenza: le sue parole esprimono una certezza, il suo volto esprime perplessità;
  • forme lessicali involute: sono forme linguistiche statisticamente associate alla menzogna. Esempi di forme lessicali involute sono l’aumento della formalità, le barriere verbali e tutti quegli espedienti verbali che consentono a chi mente di occupare il suo turno di conversazione con informazioni inutili o prive di contenuto.

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