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La maggiorata fisica e il sillogismo vincente dell’avvocato De Sica

Se si ritiene innocenti i minorati psichici, perché non si dovrebbe fare altrettanto con una “maggiorata fisica”?

Se si ritiene innocenti i minorati psichici, perché non si dovrebbe fare altrettanto con una “maggiorata fisica”? E’ tutta in questo sillogismo la vincente difesa dell’avvocato interpretato da uno straordinario Vittorio De Sica nell’episodio del film “Altri tempi” (1952) di Alessandro Blasetti, tratto da una novella di Edoardo Scarfoglio.

Edoardo Scarfoglio scrisse ventenne il “Processo di Frine”, la più riuscita delle “novelle realiste all’ultimo sangue” raccolte e pubblicate nel 1884. È il racconto, a tinte forti e di popolaresca sensualità, di un processo contro una bellezza di paese accusata di omicidio. Da questo, Alessandro Blasetti nel 1952 trasse appunto l’episodio culminante di un film in cui Frine è Gina Lollobrigida e Vittorio De Sica l’avvocato difensore.

Don Pietro è un avvocato d’ufficio del foro di Napoli, amante dei classici greci ma poco avvezzo al linguaggio tecnico-legale, interpellato soltanto quando tutti gli altri avvocati rifiutano la difesa. In questo caso viene chiamato a difendere un’avvenente popolana (Gina Lollobrigida) dall’accusa di aver avvelenato la suocera perché, a suo dire, troppo pressante a causa delle innumerevoli (presunte) relazioni con altri uomini. La ragazza, inchiodata da numerose testimonianze, è ormai a un passo dalla condanna all’ergastolo, ma l’arringa del suo avvocato – appassionata e al limite del paradosso – riesce a ribaltare il prevedibile verdetto. Citando il processo di Frine (bellissima cortigiana greca del IV secolo a C. difesa da Iperide dall’accusa di aver costituito un’associazione per il culto di una nuova divinità), Don Pietro coinvolge tutta l’aula fino a strappare un applauso incontenibile quando, appellandosi alla “arida legge”, invoca il fatto che se si ritiene innocenti i minorati psichici, perché non si dovrebbe fare altrettanto con una “maggiorata fisica?”. Espressione, quest’ultima, nata proprio con il film (mentre non è presente nella novella di Scarfoglio) e tuttora in uso (sebbene non quanto negli anni Cinquanta).

De Sica-avvocato mette in scena la grande tradizione forense partenopea, non solo con la sua eloquenza ma anche con la sua fisicità, i suoi ammiccamenti, le espressioni facciali, le pause, le sapienti movenze nell’aula del tribunale, che inchiodano lo spettore al video dal primo all’ultimo fotogramma e ci riportano ad un’oratoria straordinaria testimone dei tempi. Altri, tempi.

Vittorio De Sica in “Il processo di Frine” (episodio tratto dal film “Altri tempi” di Alessandro Blasetti, 1952)
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